didattica a distanza per gli eroici insegnanti
Da quando è iniziata la chiusura delle scuole per il coronavirus, ogni istituto, con i rispettivi presidi, dirigenti e docenti, si è dovuto attivare per la DAD (didattica a distanza), una pratica mai utilizzata prima se non per pochi casi personalizzati e specifici. Ci si è trovati così ad erogare un servizio di cui non si conoscevano bene né gli strumenti e poco i contenuti. Tutto da inventare e progettare quasi ex novo.
Certo, gli insegnanti sapevano i contenuti delle loro lezioni, avendo ben presente il programma, ma una cosa è portarli in classe, un’altra è spiegarli davanti ad uno schermo di un pc, entra in gioco una capacità comunicativa non indifferente. Inoltre non tutti i docenti erano tecnologicamente preparati e così hanno dovuto fare un apprendimento quasi autodidatta degli strumenti più adatti al loro nuovo modo di lavorare.
Immagino i presidi ed i dirigenti scolastici alle prese con tutto questo… deve essere stato un vero delirio organizzare tutto e dotare ciascuno dei propri docenti delle competenze necessarie per far fronte a questa emergenza.
In queste settimane ho parlato con diversi insegnanti dei diversi ordini di scuola; non ci sono tipi di scuole più facili da gestire rispetto ad altre, ciascuna ha i suoi punti di forza e le sue criticità; questo perché chi si occupa di Infanzia e Primaria ha necessità di trasmettere molta empatia, vicinanza, calore, mentre via via che cresce l’età dei ragazzi si avverte l’esigenza di far sentire il docente complice e solidale nelle fatiche e nelle conquiste dei propri alunni.
Si può ben immaginare allora il graduale adattamento alla situazione, la difficoltà a prenderci le misure sul lavoro da assegnare ai bambini ed ai ragazzi; nelle prime settimane è probabile che siano stati dati troppi o pochi compiti a casa, non incontrando le vere esigenze degli alunni. Via via si è imparato un nuovo equilibrio ed ora, a distanza di varie settimane, pare che si sia preso un buon ritmo.
Nonostante ciò sento gli insegnanti molto affaticati da questo nuovo ruolo e alcuni davvero in difficoltà a gestire al meglio le proprie risorse.
Come Professional organizer per l’educazione, avendo anche fatto percorsi per docenti sulle abilità organizzative, ancora una volta vedo chiaramente come queste possono venire in aiuto per orientarsi e vivere questa situazione con meno stress. Per questo motivo mi permetto di dare qualche spunto ai docenti per organizzare meglio il loro lavoro.
Molti insegnanti sono donne (senza nulla togliere agli uomini tanto preziosi in questo momento storico, nel mondo della scuola), ma le donne vivono ora una molteplicità di ruoli che a casa si sovrappongono facilmente. Devono preparare la DAD contemporaneamente seguire i figli e supportarli nello svolgimento dei loro compiti, che provengono magari da altri ordini di scuola rispetto a quello dove loro insegnano; quindi uno spostamento di attenzione e competenze non indifferente. Devono anche gestire casa, spesa ecc. il tutto sovrapposto. Quando si lavora in modo ordinario non ci sono queste sovrapposizioni, gli spazi e i tempi dei vari ruoli sono distinti e questo aiuta a mantenersi focalizzati su ciascuno di essi. Ora è necessario fare tutto nello stesso spazio e nello stesso tempo e non può che portare stress.
Il primo consiglio è di fare un Planning settimanale molto dettagliato, negli impegni dei vari ruoli, in modo da tenere il più possibile separati nello spazio e nel tempo gli ambiti differenti. Per questo è necessario avere anche uno spazio fisico dove si lavora che non dovrebbe essere quello dove i figli fanno i compiti o altre attività.
Il secondo consiglio è quello di evitare il più possibile il tempo interrotto, cioè definire con precisione e dichiarare alla famiglia i tempi in cui si lavora e chiedere il rispetto di tali tempi per limitare al massimo le interruzioni. (salvo emergenze che con figli in casa ci sono sempre)
Il terzo suggerimento è quello di educare agli appuntamenti, cioè non rispondere sempre e comunque a tutte le richieste, domande, mail ecc, ma di gestire le istanze disponendole in appuntamenti. “Potrò esserci-risponderti quel giorno a quell’ora”. In questo modo si gestisce meglio il tempo e si educa anche il collega, l’alunno o il genitore ad essere più ordinati e rispettosi del tempo altrui.
Il quarto consiglio è fuggire la tentazione di lavorare come prima; è cambiato tutto, dobbiamo mettere in campo una capacità di adattamento non indifferente, perciò l’insegnante non deve sentirsi meno efficiente e meno professionale se non fa tutto quello che aveva previsto e immaginato, ma deve innanzi tutto trasmettere vicinanza e passione ai propri alunni, i contenuti e gli obiettivi didattici vengono dopo.
Finisco con un ultimo suggerimento che chiamerei punto zero. Ciascun docente immagini di essere ad un momento dove deve resettare tutte le impostazioni del suo lavoro precedente, verificare cosa c’è di uguale che anche ora può continuare e cosa c’è di diverso che impone un cambiamento. Questo processo di analisi e consapevolezza potrà aiutarlo a prendere dalla sua esperienza tutte le abilità necessarie per ricrearsi un ruolo nuovo in questa emergenza.
So per esperienza, che chi è insegnante nel vero senso del termine, porta con sé una passione educativa ed una dedizione al servizio molto forti, sono convinta che in questo momento tali inclinazioni sono il vero tesoro a cui attingere, sapendo che questa prova non le esaurirà, ma anzi sarà proprio ciò che le arricchirà ulteriormente.
E per finire col sorriso DAD può pure essere Dedizione Assoluta Docenti!?!?
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